Don Pasquino debutta a Correggio e Reggio Emilia

Don Pasquino” –  per la regia di Gabriele Tesauri – è lo spettacolo che il Comune di Correggio promuove martedì 25 gennaio, alle ore 20,30, al Teatro Asioli.
Realizzato dal laboratorio-spettacolo di “Teatro e Memoria” di NoveTeatro, insieme agli allievi del corso di teatro di Ars Ventuno, lo spettacolo nasce da un progetto ideato grazie alla collaborazione del centro culturale Lucio Lombardo Radice e di Istoreco e ha come obiettivo la realizzazione di un percorso storico e teatrale per diffondere anche tra le nuove generazioni la figura di don Pasquino Borghi.

Lo spettacolo replicherà il 27 gennaio alle ore 20.30 presso il Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia.

DON PASQUINO

regia di Gabriele Tesauri.
Con Ettore Marrani, Carolina Migli Bateson, Paolo Zaccaria e gli allievi dei corsi avanzati di Ars Ventuno Teatro. Musiche dal vivo di MadBox. Ricerche storiche a cura di Francesca Picci.


Martedì 25 gennaio 2022, ore 20,30, Teatro Asioli – Correggio
Biglietti: Intero 15 euro – Over 65 13 euro – Under 24 8 euro.
Info e prenotazioni: 0522.637813 – info@teatroasioli.it – biglietteria@teatroasioli.it
Orari biglietteria: lunedì martedì mercoledì venerdì dalle ore 18 alle ore 19 sabato dalle ore 10,30 alle ore 12,30. Biglietti online sul sito Vivaticket

Giovedì 27 gennaio 2022 , ore 20,30, Teatro Cavallerizza – Reggio Emilia
Per info e prenotazioni:
Biglietteria Teatro Valli
Piazza Martiri del 7 luglio, 7 – Reggio Emilia
0522 458811 | biglietteria@iteatri.re.it

 

Note di regia di Gabriele Tesauri. Questo spettacolo nasce dalla volontà di portare alle nuove generazioni la figura di Don Pasquino Borghi, un sacerdote che ha saputo interpretare il sentimento della carità durante uno dei periodi più dolorosi della storia italiana.
Il racconto è una narrazione che vuole dialogare tra sensibilità diverse, utilizzando le fonti storiche come slancio drammaturgico per costruire affinità e rimandi tra la lotta di Resistenza e la nostra generazione. Non vuole quindi essere un’operazione puramente celebrativa, ma abbiamo cercato di restituire la forza della scelta di don Pasquino di ricercare la via della pace tra gli uomini facendosi carico della difesa dei deboli e degli oppressi.
Per costruire questo ponte tra epoche diverse abbiamo utilizzato il linguaggio del teatro e della musica, due arti care a Don Pasquino e da lui stesso praticate. Ecco allora che durante la narrazione lo rivedremo nel suo ruolo di regista della filodrammatica di Canolo, dove metteva in scena testi in cui il sacrificio e l’amicizia tra gli uomini erano tematiche importanti. Ecco perché la scelta di inserire nello spettacolo le musiche dal vivo interpretate dalla band Mad Box, un giovane gruppo rock della scena correggese a cui abbiamo chiesto di reinterpretare canzoni dell’epoca.
Nello spettacolo ritroveremo i passaggi principali della vita di Don Pasquino: dal suo periodo in Sudan come missionario comboniano, alla clausura della Farneta, alla tragica conclusione della condanna a morte decisa dai fascisti nel gennaio del 1944. Questo racconto viene affidato agli attori di NoveTeatro e ai ragazzi delle scuole che incontreremo nelle città dove lo spettacolo sarà rappresentato: questo dialogo tra la narrazione e la didattica storica riteniamo possa essere un valido aiuto al passaggio della Memoria alle future generazioni.

“La nostra amministrazione ha promosso fin dall’inizio il percorso che ha portato alla realizzazione di questo spettacolo”, commenta il sindaco di Correggio, Ilenia Malavasi, “per l’importanza della figura trattata e anche per la proposta didattica che lo ha accompagnato. L’idea era nata dalla presentazione del libro di Luciano Rondanini, “Don Pasquino Borghi. Partigiano della carità”, che avevamo organizzato a Canolo, nell’aprile 2019. Insieme al centro culturale Lucio Lombardo Radice avevamo convenuto che fosse necessario lavorare su don Pasquino Borghi, considerando anche che in frazione e a Correggio c’erano ancora diverse persone che lo avevano conosciuto direttamente. La successiva pandemia ha ritardato il progetto, che ora presentiamo al Teatro Asioli. Crediamo che fare memoria di figure come quella di don Pasquino – che diede la vita per la libertà di cui tutti noi oggi godiamo – e dei valori espressi allora nella lotta per la riconquista della democrazia sia oggi ancora più significativo, in un momento in cui sembra facile piegare superficialmente la storia, proponendo paragoni assurdi e fuorvianti legati all’attuale situazione di pandemia e alle regole che ne sono seguite. Ringrazio, dunque, NoveTeatro, il centro culturale Lucio Lombardo Radice, Istoreco e gli allievi di Ars Ventuno per aver realizzato lo spettacolo, portato avanti e sviluppato in una situazione particolare, tra contagi e quarantene, che tuttavia non ha fermato la voglia di riuscire a raccontare questa storia e a metterla in scena per un appuntamento inserito sia nel programma correggese legato alla Giornata della Memoria del 27 gennaio che in quello dell’anniversario della “Battaglia di Canolo”, la cui commemorazione avverrà il prossimo 30 gennaio”.



Nato in una famiglia di mezzadri, a Bibbiano, nel 1903, Don Pasquino Borghi entrò nel seminario di Marola a 12 anni e proseguì gli studi nel liceo del seminario di Albinea. Tra il 1923 e il 1924 prestò servizio militare, e alla fine della leva sentì la vocazione missionaria, scegliendo di entrare nell’istituto Benedetto XV di Venegono Superiore in provincia di Varese, della congregazione religiosa comboniana. Nel 1929 venne ordinato sacerdote e nel 1930 partì per la missione comboniana nel Sudan. Rientrato per motivi di salute, nel 1939 tornò alla vita sacerdotale per aiutare la madre, vedova e in povertà. Curato nella parrocchia di Canolo di Correggio, fu poi nominato parroco di Coriano Tapignola nell’agosto del 1943. Dopo l’8 settembre iniziò ad accogliere i militari sbandati e sostenne la prima formazione partigiana italiana, quella dei fratelli Cervi. Partigiano lui stesso con il nome di “Albertario”, collaborò attivamente con don Domenico Orlandini (nome di battaglia “don Carlo”) il quale diede vita ad alcune formazioni delle Fiamme Verdi, nella zona di Reggio. Arrestato dai militari fascisti il 21 gennaio 1944, fu incarcerato a Scandiano prima e a Reggio Emilia poi e condannato alla fucilazione il 30 gennaio 1944, insieme ad altri otto partigiani, tra i quali l’anarchico Enrico Zambonini e tre disertori della milizia fascista.