ROSENCRANTZ E GUILDENSTERN

Omaggio a Shakespeare: Rosencrantz e Guildenstern, due personaggi, una storia.

]una produzione NoveTeatro

Guildenstern Fabrizio Careddu
Rosencrantz Leonardo Bianconi
Capocomico Mele Ferrarini
La regina Carolina Migli Bateson
Il re Alessandro Calabrò
Polonio Eva Martucci
Ofelia Eva Martucci
Amleto Alice Melloni

La compagnia di comici
Mele Ferrarini, Carolina Migli Bateson, Alice Melloni, Eva Martucci, Alessandro Calabrò

regia DOMENICO AMMENDOLA

scena Donatello Galloni
costumi Daria Lo Sapio
luci Lorenzo Savi
fonica Emil Savazzi

 

NOTE DI REGIA

Tantissimi drammaturghi nel corso degli anni hanno indagato queste due figure che nell’opera di Shakespeare, «Amleto», sono due personaggi assolutamente marginali. Incaricati da Re Claudio, zio di Amleto, di portare Amleto stesso in Inghilterra per essere giustiziato, finiranno per morire uccisi proprio dal re inglese: scoperto il loro piano, infatti, Amleto sostituisce la lettera che beffardamente li condanna al suo posto.

Due personaggi estremamente misteriosi e interessanti, che hanno spinto autori, drammaturghi, attori e registi a indagarne in profondità ruolo e personalità. Tra questi William Gilbert, autore inglese della seconda metà dell’Ottocento e il regista contemporaneo Tom Stoppard.

A 400 anni dalla scomparsa di Shakespeare e a 50 anni dalla prima stesura del «Rosencrantz e Guildenstern sono morti» di Stoppard abbiamo pensato di omaggiare questi due grandi autori – uno il più importante di tutti i tempi, l’altro un talentuoso drammaturgo contemporaneo salito alla ribalta mondiale proprio con quest’opera – con una rivisitazione che attinge anche dall’inglese Gilbert, che nell’800 elevò Rosencrantz e Guildenstern al rango di protagonisti di una farsa, un atto unico dal titolo omonimo.

La nostra messa in scena si ispira e omaggia dunque i tre autori che hanno inventato e rielaborato la storia dei due personaggi dell’Amleto, ripercorrendo in più momenti il teatro dell’assurdo. Se quello di Stoppard è un testo contemporaneo, il nostro lo è ancora di più, pur mantenendo alcune contaminazioni storiche seicentesche e ottocentesche che vengono rappresentate volutamente in maniera esasperata, per sottolineare la forte connotazione contemporanea. Anche dal punto di vista recitativo, quindi, si noterà una grande diversità tra il Seicento shakespeariano, l’Ottocento gilbertiano e la contemporaneità stoppardiana.

Rosencrantz e Guildenstern vivranno un viaggio, il viaggio di due anime sulla barca di Caronte. Verso l’Ade o il Purgatorio non è dato sapere e, in realtà, poco interessa perché ciò che conta è il viaggio stesso, più che la meta. Un viaggio durante il quale verranno toccate numerose tematiche della nostra contemporaneità: in un momento storico in cui ‘chi la spara più grossa vince’ questi due personaggi shakespeariani risultano essere estremamente attuali e con piglio vincente. Avranno problemi di incomunicabilità, mostreranno l’incapacità di capire e quella di ricordare, saranno a tratti portavoce di intolleranza e, ‘sparandole sempre più grosse’ cercheranno di trovare una ragione al loro viaggio, interrogandosi sulla meta, sul dove e sul quando, ma soprattutto sul perché. Risposte introvabili, perché la ragione del viaggio è il viaggio stesso. Citando Stoppard: «La rotta è comunque una sola e il tempo è la sola unità di misura».   (Domenico Ammendola)

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