Adattamento teatrale del libro dello scrittore contemporaneo Silvio D’Arzo. Una metafora sul percorso di consapevolezza che affrontano gli adolescenti nell’affacciarsi all’età adulta. In scena anche gli studenti partecipanti ad un laboratorio pre-spettacolo.
e gli allievi del laboratorio
luci e fonica Emil Savazzi
assistenti alla regia Giulia Guerzoni e Valentina Donatti
IL PINGUINO SENZA FRAC porta in scena Silvio D’Arzo, pseudonimo di Ezio Camparoni, scrittore reggiano classe 1920, morto di leucemia a soli 32 anni.
L’adattamento è stato curato da Gabriele Tesauri e porta avanti la nostra esperienza di lavoro con le scuole: in scena, accanto agli attori professionisti, studenti partecipanti ad un laboratorio teatrale con il regista Gabriele Tesauri. La forza del racconto è nella scrittura di D’Arzo, che riesce a condurre la prosa verso la poesia con delle semplici deviazioni di sintassi. Interessante l’uso di personaggi zoomorfi che rivelano caratteri molto specifici nel nostro essere italiani, pur avendo la storia un messaggio di valenza universale. Il testo racconta la storia di Limpo, un giovane pinguino, bianco, povero e senza frac. Triste e sconsolato si allontana da mamma e papà pinguino, avventurandosi nell’immenso e sconosciuto Nord, alla ricerca della risposta ad un’unica domanda: perché lui non ha il frac? Un racconto che è una metafora sul percorso di consapevolezza che affrontano gli adolescenti nell’affacciarsi all’età adulta: le vicissitudini di Limpo aiutano a capire che di fronte alla difficoltà tutti si sentiamo fragili, che il conoscere l’altro aiuta a capirlo, che essere ‘diversi’ può trasformarsi in una grande ricchezza, che coraggio e volontà permettono di superare gli ostacoli, che bisogna credere fermamente che anche l’impossibile possa diventare possibile.